Non domandarmi in quale giorno
forse un domani travestito da ieri
mentre svuotiamo le tasche dal tempo
per intuire il labiale sui muri
(come trapezi di luce in penombra)
dove le superfici non bastano o quasi
a contenere gli atomi nostri
non importa quanto lentamente
ma riusciremo a ferire la terra
con orgasmi ciechi di sole, che fanno male
come i muezzin delle cinque
perché le mancanze sono finestre di sabbia
cambiano forma col vento
ma poi rimangono sempre le stesse.
lo sai che di foreste buie si muore
per mezzo volo sbilenco
rovinato, tra un passo falso e un presentimento ;
che i re magi portano vuoti in bottiglia
senza sostenere una scelta
mentre tutto finisce sotto le foglie
anche la solitudine.