Sono state forse le consuetudini
a fermare le distanze fra le porte
quelle che si bussano continuamente
come a cercare di risorgere fra gli stipiti
(perché raccogliere anime è un mestiere da mendicanti)
tra gli spazi riempiti di saliva e polvere
a volte è difficile scalarmi i polsi
dividere le tracce in un’onda incondizionata
e poi chiudere finalmente gli occhi
cercando il giusto prezzo da pagare
quel poco di umanità rimasta
perché certe scale sono un’occasione
di rimanere incastonato nella fronte.
è tempo di riportarmi dalle libellule
nelle fluorescenze delle ali che mi donano
scartando i coni di spine audaci
che cercano di penetrare la carne
oppure seguire la natura delle cose
derivare tra i castagni e gridare al cielo
fino a toccare l’atmosfera ed oltre.
troppo difficile vedermi in questa luce
senza mietere il grano dei giusti pesi
e scendere da questa balaustra di cotone
che sembra invitarmi al volo cieco
(come saper suonare il perdono dei vinti)
per ritrovare un suggerimento dall’alto
un sole caldo o una nuvola qualunque.