Nella carne

Di quelle notti che bagnano le lenzuola
a catturare un’ala di luna sofferente
di piume che impagliano le forme, e i gomiti sugli occhi
non servono a svanire nella botola di cielo
per resistere all’assedio, nel fondotinta
di un segnalibro tenuto dalla luce.

I tuoi voli sono pieni, nella nuca
di chi si tiene equidistante, quasi filo d’erba
con lo stelo nudo al moto ondoso
svezzato in una faglia che piega l’ebano
nelle spinte dei fianchi larghi, e le anche
che mi provocano l’orgasmo tutto.

E’ nella sola carne che mi entra
un’onda grigia, prima di sparire preme
la sento, per darsi ai punti fissi
con la foga di un predatore, il nulla
e l’istinto, nel mezzo la penombra
rubata al sonno dell’universo curvo.

Tenerti le mani addosso
(ad un soffio dal capriccio)
e rilegarti i capezzoli di spago
come ponti, a discernere il ventre fondo
e poi la bocca, di mosaico frastagliato
che disegna pioggia a tratti, feroce
a lasciare pozze in cui annegarmi.

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